ELIO PELOSI

Espressivo fino al dolore. Comunicativo fino al-l’ossessione, emblematico nel suo linguaggio, umanissimo e visionario nel contempo: tutto ciò potrebbe essere detto oggi del pittore napoleta- no Elio Pelosi senza aver paura di cadere nell’apologia. Direi di più: i suoi personaggi sono la rivelazione dolorosa del suo io. La sua è senza dubbio una sto- ria dell’emotività. È un racconto vitale dei sentimenti o, forse, la testimonianza del diario dei sentimenti. Pelosi ha dilatato la metamorfosi della sua immaginazione. Lo si può vedere dalle recenti opere. A que- sto labirinto dell’onirico, che è la sua iconologia, ha incorporato nuovi simboli, che Freud stesso definirebbe sublimazione dell’inconscio: il cavallo, il serpente, gli uccelli e i rapaci, i simboli sessuali, le figure mitologiche, il paesaggio, le scatole. I sogni, lo sappiamo, sono la "Via Regia" per arrivare all’in- conscio. Costituiscono infatti la radice della psicanalisi. Decifrarli diventa impossibile. Possiamo sol- tanto interpretarli. Pelosi li rivela come una sorta di visione metamorfica, di alfabeto della frammenta- zione, di realtà palpitante delle angosce, dei desi- deri, degli incubi. Dietro di essi c’è sempre il senso ineluttabile del mistero. Pelosi lo sa. Pedro Fiori Particolarmente interessante e degna di menzione è l’opera “Premonizioni”, realizzata e pubblicata nel 2000, dove è palese la relazione premonitrice del tragico evento dell’11 Settembre 2001 alle Torri Gemelle.