GIAN PAOLO BERTO

La necessità, ecco un elemento decisivo se si vuole capire l’arte di Berto. Per recuperare il bambino perduto in se stesso, Berto non ha scelto fra diverse possibilità messe a disposizione: non ha potuto fate altro che diventare artista. In un mondo del- l’arte in cui la necessità è diventata purtroppo un’op- zione trascurabile, sorprende notare quanto per Berto l’arte sia sempre stata una necessità esistenziale, dalla quale non può prescindere, indispensabile. Se ne era accorto Guttuso, sottolineando l’incontrollabile desiderio di esprimersi del giovane Berto. Ecco perché il Polesine di Berto non è una trascrizione letterale o poe- tica, ma un campo dell’immaginazione la cui dimensione possiede un carattere più assoluto di quanto non potrebbe essere quella circoscritta soltanto a una certa terra o una certa cultura: tutti abbiamo un nostro Polesine da recuperare, un’originaria purezza di sen- timento e di immaginazione che abbiamo compromesso col passare del tempo, un bisogno di piacere totale, senza limiti, come quello che avevamo contemplato durante l’infanzia. Ecco perché l’arte di Berto non ha una funzione “terapeutica” e maieutica solo per l’autore, ma per chiunque si accosti ad essa: è necessario riattivare i mec- canismi primari della nostra infanzia, gli stessi con i quali ci accingevamo a “lavorare” giocando o a rico- noscere la veridicità di un’improbabile fiaba, per stabilire con essa il giusto contatto. Ha ragione Berto, siamo tutti vecchi, non solo lui, ma solo perché ci siamo dimenticati di essere stati bambini. Se è vero che la maturità di un uomo non è altro che il “recupero del- la serietà con cui il bambino gioca”, come ha detto giustamente Nietschze, Berto ci invita a prenderne at- to con quello che in tal senso rimane il “gioco dei giochi”, l’arte».